ARTE RELAZIONALE E PARTECIPATIVA COME PRATICA SOCIATRICA a cura di Sergio Bevilacqua PARTE PRIMA
Senza sede

Un’artista alla ricerca di se stessa negli altri. Anna Seccia, l’Artista-donna.
Di Sergio Bevilacqua
AAA. Nella mia sociologia, l’Arte sta accanto all’Amicizia e all’Amore, ma senza alcun romanticismo, perché si tratta prima di tutto di tre sentimenti concreti e, poi, perché hanno il tratto comune di essere coesivi, cioè fattori primari della congiunzione societaria umana. Inoltre, sono sentimenti benefici, che evitano l’ostilità dell’Uomo, a differenza dell’odio e dell’invidia, ad esempio. Il sociologo, e ancor di più la sua versione clinica, il sociatra, in particolare di tipo organalitico, si occupa del miglioramento della miriade di società umane di oggi, in una umanità complessiva che è di Grande Massa, cioè fatta da 8 miliardi di individui e da 40 a 80 miliardi di società umane.
L’Umanità di oggi e del domani prossimo è dunque moltiplicata e societaria, immersanella Quadrivoluzione (Globalizzazione, Antropocene, Ipermediatizzazione e Ginecoforia) e nel Transumanesimo (protesi fisiche di tutti i tipi, Intelligenza Artificiale, ibridazioni, nuove tecniche riproduttive, omologazione del genoma umano, i neuro-chip di Elon Musk, gli studi sulla coscienza del referente storico del microprocessore Federico Faggin, …).
Di fronte a questa grande aleatorietà, a questa era neo-diluviana che interessa il mondo esterno e anche il mondo interno dell’Uomo, viene quasi naturale rivolgersiall’Arte: chi se non l’artista ha sempre rischiato, messo in gioco la sua intelligenza evita nella ricerca del significato tramite le percezioni sensoriali? Cosa c’è di megliodella pratica più libera del rapporto tra segno e significato, oggetto principe diqualsiasi creazione artistica, per educare alla varietà, preparare all’imprevisto,all’esercizio dei sensi e, quindi, aiutare l’umano contemporaneo?
Di fronte a questo diluvio che sembra confondere tutto, rimangono alcuni estremi punti d’appoggio:
1. la capacità di esperienza individuale sul piano percettivosensoriale, ove la pratica dello yoga integrale si presenta come uno strumentoefficacissimo a sostegno, perché profondo ed empiricamente strutturato da oltre 5000 anni;
2. i sentimenti coesivi, che possiamo ricondurre ad Amore e Amicizia, che l’esteso studio clinico sociatrico-organalitico di un migliaio circa di organizzazioni umane ha evidenziato come base estrema della società umana; 3. Il panorama estetico che ci circonda, composta da canoni artistici di grande varietà e molteplicità, ben distanti ormai dal principio di raffigurazione longhiano, con l’uso coordinato di linea,colore e forma nel cubo della tela.
La mia lettura dell’arte anche relazionale e partecipativa della brava artista abruzzese Anna Seccia sarà dunque contemporanea e concreta, secondo ciò che si deve chiedere ai sociologi dell’arte: istruzioni sul come tenere oggi il timone dell’arca nel mare in tempesta, e non altri elementi filosofico-estetici o di storia dell’arte che possono piacere agli artisti, ma che si presentano come aspetti secondari nel mezzo della tempesta perfetta, la più completa che l’umanità abbia mai vissuto.
Riguardo ad Anna Seccia ( www.annaseccia.it ), prima di passare alle cose importanti per noi del suo lavoro, occorre considerare alcuni elementi: sono stati scritti su di lei kjoltre 50 testi da storici dell’arte, studiosi di estetica e varie figure in funzione di critica d’arte; ha esposto in circa 30 mostre personali in Italia e all’estero; ha partecipato con sue opere a oltre 200 mostre collettive in Italia e all’estero; ha partecipato a oltre 20 tra fiere e manifestazioni d’arte anche all’estero; ha ottenuto una trentina circa tra premi e riconoscimenti istituzionali per la sua produzione artistica; circa 300 sono i pezzi giornalistici che sono apparsi su di lei sulla stampa nazionale e internazionale e 40 i video e servizi televisivi che hanno parlato di lei.
Dunque, dice il sociologo, è evidente dalle numeriche sopra, ottenute tutte conspontaneità e per volere altrui, cioè per concreta e favorevole selezione, che si tratta di un’artista importante, con un suo messaggio conformato e una sua evidenza estetica.
Anna Seccia fa parte già della corrente post-longhiana, quella per cui il coordinamento accademico di linea colore forma nel cubo della tela non è piùcondizione essenziale.
Come il suo miglior critico, l’illustre Giorgio Di Genova, ha colto con precisione, facendo il punto storico nella monografia a lei dedicata, Anna Seccia è “Anna dei colori” e, in particolare, del blu. Un colore nobilissimo che non ha mai abbandonato la sua intrinseca ricchezza, transitando da ricchezza materiale (col lapislazzulo afgano e l’azzurrite di Giotto, che gli Scrovegni, usurai padovani, hanno voluto come dominante nella loro Cappella per segnalare la propria opulenza ai vicini veneziani) a emblema di ricchezza morale, profondità e pace. Scrive infatti Di Genova con proverbiale ottima sintesi, che Anna è un artista di sangue colorato e in particolare di “sangue blu”. Poi, un poco spaventato del senso aristocratico della locuzione, immediatamente precisa, senza rinunciare alla elegante e appropriata metafora, che si tratta di sangue democratico (il blu, dico io, della profondità e della pace, quindi).
Infatti, l’esperienza che segue all’esteso e vigoroso curriculum da artista individuale,è quella dell’arte condivisa, societaria, collettiva, senza soggetto unico che laproduce: è la Arte relazionale, di cui parleremo nel prossimo pezzo dedicato,conosciuto meglio, con questo e con il prossimo le due facce di Anna Seccia, ilprofilo dell’artista e della donna.
ESPANSIONE, 1997 Tecnica mista su tavola, cm. 100 x 70 Museo Magi di Pieve di Cento (BO)
