Artemisia Gentileschi Cristo e la Samaritana al pozzo (1636 – 1637) Una nuova acquisizione della Fondazione Pisa per Palazzo Blu
Pisa

Pisa, 17 novembre 2022
La Fondazione è da sempre impegnata a far sì che Pisa possa offrire in mostra opere d’arte e testimonianze di valore culturale e storico riguardanti la città ed il suo territorio; ciò anche attraverso l’acquisizione di opere importanti e rappresentative, collegate al territorio per autore, tema o committente.
In questo scenario, l’ultima opportunità che si è presentata ci ha permesso di acquisire un quadro di grande valore, riconosciuto come uno dei dipinti di Artemisia Lomi Gentileschi, da lei stessa descritto e destinato ai Cardinali Barberini : si tratta del Cristo e la Samaritana al pozzo, presentato per la prima volta al grande pubblico nell’esposizione monografica dedicata alla pittrice al Palazzo Reale di Milano nel 2011. L’opera entra a far parte della collezione permanente di Palazzo Blu, valorizzando ulteriormente la già importante raccolta di opere del museo e rafforzandone l’attrattività turistico culturale.
Il quadro, il cui acquisto risale alla primavera dell’anno corrente, è stato nei mesi scorsi sottoposto ad un attento restauro, coordinato da studiosi di livello internazionale e sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza di Pisa, ed ha permesso di recuperare l’opera nel suo stato originario.
Di grande valore è anche la pubblicazione, curata dal professor Francesco Solinas, che accompagna la presentazione del dipinto, e che definisce l’opera come ‘uno dei capolavori della pittrice’.
Stefano Del Corso
Presidente della Fondazione Pisa
Artemisia Gentileschi
Cristo e la Samaritana al pozzo (1636 – 1637)
I Lomi Gentileschi sono una famiglia di pittori pisani, vissuti fra il cinque e il seicento, a cavallo fra il Manierismo e il Barocco caravaggesco. Aurelio e Baccio prevalentemente a Pisa, Orazio e la figlia Artemisia a Roma e sul palcoscenico europeo rappresentano il maggior episodio di grande pittura collegato alla nostra città, dopo i fulgori trecenteschi.
Le opere dei due fratelli pisani erano già presenti nel patrimonio della Cassa di Risparmio. La Fondazione ha in seguito ampliato la collezione con opere di Aurelio e Baccio ma, soprattutto, con l’acquisto della Musa Clio di Artemisia da Christie’s, a Londra nel 2004, poi della Madonna di Orazio da Mathiesen, sempre a Londra, e in fine, con il ritratto di Artemisia di Simon Vouet nel 2019. Poco meno di due anni or sono, ci è stata segnalata dall’amico Prof. Solinas, la presenza presso una nobile famiglia siciliana, di una grande tela di Artemisia che rappresenta l’incontro fra il Cristo e la Samaritana al pozzo di Giacobbe. L’opera di soggetto sacro, di un’Artemisia quindi diversa dalla protofemminista un poco truculenta con le Giuditte, le Lucrezie e le Cleopatre, venuta di moda ultimamente, è apparsa subito di grande interesse e straordinaria qualità.
L’acquisto da parte della Fondazione Pisa arricchisce inoltre notevolmente il nucleo, unico credo nella nostra città, di opere dei Gentileschi presenti qui a palazzo Blu.
I cosiddetti antichi maestri firmavano raramente i loro dipinti, è quindi importante per l’attribuzione di un’opera, la sua storia ed una tracciabilità nel tempo. Le due lettere di Artemisia del 1637 a Cassiano dal Pozzo descrivono esattamente il nostro dipinto fin nelle sue dimensioni. Cassiano dal Pozzo, nipote di Carlo Antonio, arcivescovo di Pisa, uomo di fiducia di papi, cardinali e granduchi, era il proprietario e forse anche il committente del ritratto di Artemisia eseguito da Simon Vouet. Le lettere e il ritratto ci fanno quindi conoscere meglio questo singolare mondo di artisti, collezionisti e mecenati del quale Artemisia e Cassiano facevano parte.
Nonostante l’opera fosse in buone condizioni di conservazione, essa è stata sottoposta ad un approfondito studio ed a un intervento di pulizia per rimuovere strati di vernice, restauri e ridipinture otto-novecenteschi. Questo, oltre a restituire la straordinaria bellezza dell’opera, ha fatto emergere anche una firma di Artemisia che rappresenta, oltre che una conferma, una vera rarità.
Leggendo infine l’incontro fra Gesù e la samaritana nel Vangelo di Giovanni, si rileva la precisione con la quale il dipinto traduce il testo: sullo sfondo i discepoli che tornano dalla città dove sono andati a far provviste; in primo piano le due figure attorno al pozzo. È però la straordinaria forza dell’arte di Artemisia che fa parlare l’immagine:
l’espressione dolce del volto di Gesù che, immerso in un’aura già soprannaturale, dice parole che suonano ambigue e difficili, e l’atteggiamento pensoso della donna da principio sorpresa e confusa, poi sempre più affascinata, cerca con le esperienze pratiche della sua vita e le tradizioni della sua religione di capire il senso delle parole del divino maestro.
Cosimo Bracci Torsi
Presidente di Palazzo Blu
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