MANUELA ARCARI e ANTONIO PIAZZA : "ISTANTANEE SU UN MONDO ABBANDONATO"
Parma - Centro Cinema Lino Ventura, Strada Massimo D'Azeglio, Parma, PR, Italia

La fotografia dei luoghi è antica quanto la storia della fotografia e ne rappresenta la metà disanimata, mentre la metà incarnata è data dalle immagini dei volti e dei corpi. La prima fotografia conosciuta è fotografia di un luogo. La fotografia dei luoghi ha avuto per lungo tempo a che fare con l’esotico, col non visto, col portare in occidente la memoria congelata delle grandi civiltà della mezzaluna fertile, o dei grandi spazi vuoti del west americano. La fotografia dei luoghi, nella duplice declinazione di architetture e paesaggi, rappresenta il versante più significativo della ricerca fotografica contemporanea (tra Ghirri e Basilico, in Italia). Si tratta in questo caso di guardare in modo nuovo, di una nuova messa in codice di spazi e ambienti a volte fin troppo conosciuti. Nell’incessante ricerca di nuove esperienze di visione e di nuove tematiche si iscrive anche l’Urbex, la urban exploration, praticata da Manuela Arcari e Antonio Piazza, due fotoamatori parmigiani che si sono specializzati nel genere. L’urbex conosce grande fortu- na in questi ultimi anni. È pratica che mischia esplorazione, rischio, spirito di avventura, emozione della scoperta e del proibito. I luoghi sono segreti, le proprietà private e abbandonate, quindi si tratta di introdursi furtivamente e in piccoli gruppi in ambienti potenzialmente pericolanti. È una fotografia che spesso ricorre al grandangolo e al tutto a fuoco, a una scrittura visiva che enfatizza la spazialità. Con una volontà iperdescrittiva e onnicomprensiva. E nella ricerca di un tempo sospeso, dove non accade nulla. Da un punto di vista tematico le fotografie qui presentate sono raggruppabili in tre tipologie principali: architetture industriali, ville, ospedali. Con differenti possibilità evocative: il cemento armato delle costruzioni industriali presuppone possibilità architettoniche e soluzioni spaziali inedite, gli affreschi, i decori delle ville raccontano di uno sfarzo, ospedali e manicomi evocano invece sofferenze. Manuela e Antonio fotografano spesso insieme anche per questioni di sicurezza, dovesse crollare qualcosa durante le perlustrazioni. Non entrano se è necessario rompere porte o finestre, e cercano di non modificare quello che trovano. Se intervengono spostando qualcosa poi rimettono a posto. Sembra esserci da parte di Antonio Piazza una prevalenza dell’aspetto architettonico e scenografico, colto nella sua totalità e spettacolarità, utilizzando quasi sempre la fuga delle linee prospettiche, mentre Manuela Arcari privilegia lo sguardo ravvicinato e intimo sugli oggetti o su nicchie, ed è quasi sempre invece uno sguardo frontale, su uno spazio finito e raccolto. Il totale è sempre narrazione di spazi e sottolineatura di un vuoto, il dettaglio non è più architettura ma arredamento, sottolineatura di una (passata) presenza. .... Sono fotografie in assenza di persone, luoghi abbandonati, dimenticati, dove il contrasto tra la storia passata e il decadimento contemporaneo crea un effetto di contrasto e disagio. Di splendore e decadenza. Di ricchezza di passato e di assenza di futuro. Di presenza e insieme di dimenticanza. Sono tutti luoghi segnati dall’incessante lavorio del tempo storico e del tempo meteorologico, luoghi abbandonati e disgregati, destinati prima o poi a essere distrutti. Ma non dimenticati, grazie alle foto. E a volte, grazie anche alle fotografie, recuperati.
tratto da Urbex, storie dei luoghi di Stefano Vaja (dalla Parte del Torto n. 80, anno XXI)