“Vivian Maier. The Exhibition”, un emozionante viaggio nell’universo della misteriosa tata–fotografa americana, mostra a Roma al Museo del genio
Venerdì 31 ottobre 2025 - Domenica 15 febbraio 2026
Roma, RM, Italia
31 ottobre 2025 – 15 febbraio 2026
Museo del Genio, Roma
“Vivian Maier. The Exhibition”, un emozionante viaggio nell’universo della misteriosa tata–fotografa americana, divenuta icona mondiale della street photography.
Curata da Anne Morin, massima esperta dell’artista, la mostra propone oltre 200 opere dei suoi scatti più celebri e intensi: immagini capaci di raccontare, con sguardo autentico e discreto, l’anima quotidiana delle città e dei loro abitanti.
Da un progetto di Vertigo Syndrome e in collaborazione con diChroma photography, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia.
L’apertura al pubblico delle mostre segna un nuovo inizio per uno spazio che custodisce la memoria, promuove la ricerca e si apre all’incontro tra passato e presente.
Un’occasione imperdibile per cittadini, studiosi, appassionati e visitatori di ogni età, nel cuore della Capitale.
MOSTRA “VIVIAN MAIER. The exhibition”Dal 31 ottobre 2025 al 15 febbraio 2026 arriva a Roma, al Museo del Genio, VIVIAN MAIER. The exhibition, la grande monografica dedicata alla celebre fotografa americana Vivian Maier (1926 – 2009), in occasione del centesimo anniversario dalla sua nascita che cadrà il prossimo 1° febbraio 2026.
Più di 200 fotografie a colori e in bianco e nero, scatti iconici, oggetti personali, documenti inediti, sale esperienziali e immersive, registrazioni audio e filmati Super 8 accompagneranno il pubblico all’interno dell’universo di una delle artiste più amate al mondo, la cui incredibile storia ha commosso e continua a commuovere milioni di visitatori. Tata di mestiere, la Maier si è occupata per tutta la vita di accudire i bambini, coltivando segretamente una grande passione per la fotografia. Dopo la sua morte sono stati ritrovati per caso, in un magazzino venduto ad un’asta fallimentare, migliaia di rullini accumulati durante l’intera vita, che hanno svelato al mondo un’artista intelligente, acuta, ironica e sensibile, che ha documentato per decenni la vita quotidiana americana tra Chicago e New York, osservando con incredibile sensibilità le persone, i bambini, le donne, gli anziani, fermando nel tempo attimi eterni. Curata da Anne Morin – la più grande esperta e studiosa della vita dell’artista – l’esposizione è suddivisa in sezioni tematiche che esplorano i soggetti e gli aspetti distintivi del suo stile: dagli intensi autoritratti alle scene di vita urbana, dai ritratti di bambini alle immagini di persone ai margini della società
. Da un progetto diVertigo Syndrome ein collaborazione con di Chroma photography, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia
. VIVIAN MAIER Circondata da un alone di mistero che ha contribuito ad accrescerne il fascino, quella di Vivian Maier (1° febbraio 1926 – 21 aprile 2009) è la storia di una donna che ha fatto della fotografia la sua ragione di vita, senza mai esporsi, ma nascondendosi dietro l’obbiettivo, con il quale catturava immagini indimenticabili, spaccati di vita quotidiana che ha reso eterni. Tata di mestiere, fotografa per vocazione, non abbandonava mai la macchina fotografica, scattando compulsivamente con la sua Rolleiflex: la sua strategia era l’anonimato, rubare scatti senza mettere in posa i soggetti, senza costruire messe in scena. Catturando, semplicemente, la vita che aveva intorno, forse senza stare a pensarci troppo. Senza orpelli, né artifici di alcun genere. Ecco allora i suoi scatti che raffigurano bambini – quelli di cui si prendeva cura, ma anche quelli che, per caso, incontrava per la strada, e di cui sapeva catturare e rendere immortali i loro sguardi. Come un selfie ante litteram, come a voler dire “ci sono anche io” in mezzo a tutta questa vita che scorre tra le strade della Grande Mela o in altre grandi città. Con la scatto silenzioso della sua Rolleiflex Vivian Maier ha immortalato per quasi cinque decenni il mondo che la circondava. Dai banchieri di Midtown ai senzatetto addormentati sulle panchine dei parchi, alle coppie che si abbracciavano o, molto spesso, riprendendo se stessa: Gli oltre 150.000 negativi scattati nel corso della sua vita coprono una immensa gamma di soggetti. Dai primi anni Cinquanta fino agli anni Novanta, Vivian Maier si è occupata di documentare meticolosamente ogni aspetto della vita che la circondava, ovunque andasse. Eppure, il suo lavoro è rimasto sconosciuto a chiunque, conservato chiuso dentro centinaia di scatole, quasi fino alla sua morte. È il 2007 quando John Maloof, all’epoca agente immobiliare, acquista durante un’asta parte dell’archivio della Maier confiscato per un mancato pagamento. Capisce subito di aver trovato un tesoro prezioso e da quel momento non smetterà di cercare materiale riguardante questa misteriosa fotografa, arrivando ad archiviare oltre 150.000 negativi e 3.000 stampe.
Maloof ha co–diretto un documentario candidato all’Oscar, “Finding Vivian Maier” (2014) che ha dato alla fotografa fama mondiale
A Roma un nuovo centro culturale: rinasce il “Museo del Genio”
Per la prima volta dalla sua costruzione negli anni ’30, l’Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del Genio, edificio di oltre 4.000 metri quadrati, riaprirà al pubblico nella nuova veste di grande centro culturale, che ospiterà due importanti esposizioni:
“Vivian Maier”, dedicata alla più amata fotografa americana di cui ricorre il centenario, e “Pop Air” di Ugo Nespolo, presentata in anteprima nazionale, con le imponenti sculture del celebre artista
Dal 31 ottobre 2025, grazie alla collaborazione tra Ministero della Difesa, Esercito Italiano, Difesa Servizi e Arthemisia, il Museo del Genio sarà aperto tutti i giorni.
I visitatori potranno inoltre ammirare le grandi invenzioni italiane nel campo tecnologico e scientifico – come ad esempio l’attrezzatura radiotelegrafica originale di Guglielmo Marconi – custodite all’interno del Museo
Il nome Museo del Genio è stato scelto per rendere immediatamente accessibile l’identità di un luogo che è molto più di un museo.
La sua denominazione completa, Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio (ISCAG) dell’Esercito Italiano, ne rivela la natura unica in Italia: un centro in cui convivono museo, biblioteca specialistica, archivio storico e fotografico, luogo di studio, ricerca e memoria.
Oggi, questo patrimonio si svela finalmente alla città.
Roma guadagna un nuovo spazio culturale, aperto a tutti: famiglie, studenti, studiosi, scuole, visitatori italiani e internazionali.
Un luogo che racconta l’intelligenza come forza trasformativa: dall’ingegneria alle comunicazioni, dal volo al futuro.
Il percorso museale che oggi si apre al pubblico invita il visitatore a intraprendere un viaggio affascinante, dove ingegno, tecnica e bellezza si intrecciano nel racconto della storia del Genio. Tra modelli, strumenti e invenzioni, si scopre come l’intelligenza umana abbia saputo trasformare le sfide della costruzione, della comunicazione e del volo in occasioni di progresso. Oggetti di eccezionale valore testimoniano questo spirito visionario: l’attrezzatura radiotelegrafica originale di Guglielmo Marconi che, con la sua invenzione – la radio –, cambiò per sempre la storia della comunicazione mondiale; una piccola teca custodisce inoltre uno dei primissimi telefoni, invenzione dovuta ad Antonio Meucci, affiancato dalle sue prime evoluzioni: dai telefoni da campo alle centraline militari. Queste sale custodiscono una porzione preziosa del patrimonio museale: ambienti in cui ogni oggetto, dal più semplice al più imponente, testimonia la capacità tutta italiana di unire funzionalità e creatività, rigore scientifico e intuizione estetica.
Ad inaugurare questo nuovo capitolo vi saranno anche due esposizioni di grande richiamo: Vivian Maier. The Exhibition, dedicata alla più amata fotografa americana - scoperta solo dopo la sua morte e oggi celebrata nei più importanti musei del mondo - di cui si festeggia il centenario della nascita, e “Pop Air” un progetto nuovo e presentato per la prima volta al mondo, con cui il Maestro Ugo Nespolo interpreta in chiave ironica – con enormi sculture gonfiabili - i grandi capolavori internazionali.
Due linguaggi lontani e complementari che siglano la vocazione del Museo del Genio a diventare un ponte tra storia e presente, tra ricerca e meraviglia, tra conoscenza ed emozione.
Con questo progetto culturale, il Museo del Genio si presenta non solo come spazio espositivo, ma come centro culturale vivo, capace di dialogare con la contemporaneità e di ospitare grandi eventi artistici.
STORIA DELLA SEDE
Nato nei primi anni del Novecento come Museo dell’Ingegneria Militare Italiana, l’attuale Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio, oggi conosciuto dal grande pubblico come Museo del Genio, affonda le sue radici in un momento cruciale della storia italiana: quello in cui la giovane nazione post-unitaria cercava simboli e strumenti per costruire la propria identità.
In questo contesto, celebrare l’ingegneria e l’architettura militare – campi in cui l’Italia eccelle da sempre per ingegno e visione – significava raccontare la modernità di un Paese in piena trasformazione.
Dopo aver avuto diverse sedi storiche, l’Istituto trova la sua definitiva collocazione nell’attuale complesso monumentale sul Lungotevere della Vittoria, costruito tra il 1936 e il 1939 su progetto del tenente colonnello del Genio Gennaro De Matteis. L’edificio è uno dei migliori esempi di architettura istituzionale del Novecento: un equilibrio tra razionalismo e neoclassicismo semplificato, il complesso si distingue per il rigore compositivo, l’uso sapiente dei materiali – dal travertino romano ai mattoncini – e l’impatto scenografico dell’esedra d’ingresso e dei torrioni fortificati.
Al suo interno, l’Istituto custodisce un patrimonio di straordinario valore storico e tecnico, un’ampia carrellata documentale dei mezzi di trasmissione – dai segnali a fuochi dell’epoca omerica, all’impiego dei colombi viaggiatori, ai mezzi ottici sempre più perfezionati e quindi dal telegrafo, alla radio e al suo geniale inventore, Guglielmo Marconi, capitano del Genio, e ai suoi rivoluzionari apparecchi – i plastici delle città italiane, i modelli di ponti, strumenti e apparati delle specialità del Genio (Pionieri, Pontieri, Guastatori, Ferrovieri), ma anche un ricco patrimonio documentale, con oltre 24.000 volumi, 30.000 fotografie storiche, 20.000 iconografie e 150.000 documenti provenienti da secoli di storia militare e scientifica italiana.
LA VISITA DEL MUSEO
Le sezioni del museo che saranno aperte al pubblico:
1. la Sala delle Colonie e dell’Architettura Militare dove sono esposte testimonianze del periodo coloniale, e molte riproduzioni in scala delle fortificazioni realizzate dal genio militare. Tra queste spicca il fortino scomponibile in lamiera tipo "Spaccamela", un esempio di architettura militare modulare e a rapida installazione.
2. la Sala della Fotografia, delle Trasmissioni e delle Fotoelettriche contiene alcuni oggetti importantissimi e qualificanti, a volte imponenti, e per certi versi ai nostri occhi simili a delle istallazioni, che recano in sé l’elemento sorpresa. Sorprende come la loro risposta alle necessità più urgenti dell’uomo, li abbia resi col tempo sempre più maneggevoli, tanto che oggi gestiamo le stesse funzioni nel palmo di una mano: sorprendono perché coniugano nella migliore tradizione italiana la capacità di essere utili a risolvere un problema con una rilevante gradevolezza estetica.
3. la Sala dell’Aeronautica e dei Ferrovieri documenta la genesi e la fase pionieristica dell'Aeronautica Militare Italiana, nata come specialità del Genio. Attraverso modelli, strumenti e reperti originali, si ripercorrono le prime esperienze di volo, le innovazioni tecniche e il contributo determinante degli ufficiali del Genio nella nascita di quella che sarebbe divenuta una delle forze armate più avanzate del Paese.
Proseguendo nella visita gli ambienti documentano materiali ed equipaggiamento utilizzati da uno dei reparti di eccellenza dell’Esercito Italiano: il Reggimento Genio Ferrovieri.
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