ELISABETTA DI MAGGIO FRANGIBILE mostra a Torino alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
Mercoledì 29 ottobre 2025 - Domenica 1 marzo 2026
TORINO

29 ottobre 2025 - 1 marzo 2026
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino
Primo piano
Nell’ambito della TERZA RISONANZA, dal 29 ottobre 2025 al 1° marzo 2026, la GAM – Galleria Civica
d’Arte Moderna di Torino ospita un’ampia antologica di Elisabetta Di Maggio, a cura di Chiara
Bertola e Fabio Cafagna. Allestita nelle sale del primo piano del Museo, la mostra, che ripercorre la
carriera dell’artista attraversandone le stagioni creative e i temi prediletti, presenta lavori storici
accanto a nuove produzioni, appositamente concepite per gli spazi della GAM.
Di Maggio, sin dai primi anni di attività, ha prestato la massima attenzione agli aspetti materiali
dell’opera e alla manualità del fare artistico. I suoi lavori incantano chi li osserva: sono pareti di carta
velina di dimensioni ambientali finemente incise a mano, saponi di Marsiglia scavati con il bisturi a
formare mappe di grandi agglomerati urbani, mosaici di vetro e micromosaici di cera che si posano
su fragili e aerei supporti, porcellane sottili come fogli di carta, elementi vegetali in equilibrio, la cui
struttura è fatta emergere con un fine lavoro di intaglio, sovrapposizioni regolari di francobolli che
creano mandala ipnotici.
L’artista dà vita a immagini in cui il confine tra figurazione e astrazione è così permeabile da
confonderci e, talvolta, turbarci. Quel che osserviamo viene costantemente contraddetto. Il minuzioso
intaglio è frutto della sapienza e della pazienza di una mano abile oppure è ottenuto meccanicamente?
La trama dei solchi che percorrono i saponi disegna una rete cittadina oppure neuronale? La superficie
bianca delle sue sculture è di gesso, carta o porcellana?
La fragilità non è connaturata soltanto ai materiali che l’artista predilige e all’atto stesso di produzione
dell’opera, ma è anche il pegno richiesto a chi osserva il suo lavoro, chiamato a liberarsi da immagini
preconcette e a porsi in una condizione di forte instabilità. L’intaglio stesso, carattere peculiare della
pratica artistica di Di Maggio, è insieme un mezzo per esplorare il materiale, prendendosene cura, e un
gesto violento, che lacera e non consente il ben che minimo ripensamento. Da questo saper stare in
bilico nasce l’incanto e il perturbamento dell’opera di Di Maggio: quella capacità che sa rendere la
visione dei suoi lavori un’esperienza contemplativa e di continua scoperta.
La mostra si articola in sei stanze, in un viaggio, pensato dall’artista e dai curatori, le cui tappe
mostrano la coerenza dei cicli di produzione, intimamente connessi gli uni agli altri. Odori e rumori
accompagnano il pubblico nelle sale, rendendo l’esperienza di visita un’immersione di carattere
sinestetico.
Il viaggio ha inizio e fine con due opere distanti per cronologia. L’una è Annunciazione del 2025, due
ali di libellula ingigantite in rame ossidato, allegorico augurio per ogni nuovo itinerario da compiersi.
L’altra è Desiderale, opera video del 2006, in cui il lento intaglio della coda di una pellicola 35 mm ha
generato lo scintillio di un cielo stellato, simbolo di quella tensione che lega, anche etimologicamente,
l’atto del desiderare con il tempo e lo spazio siderei.
Nelle sale successive si susseguono i temi delle mappature e delle trame (urbane, cosmiche,
organiche), delle forme vegetali che preservano la memoria della loro crescita, della sensazione di
sacralità che emanano alcune immagini della natura e della vertigine causata da tracciati geometrici
caratterizzati da simmetria e ripetizione. Un viaggio che, comunque lo si voglia compiere, mette in luce
la sensazione di meraviglia provata dalla stessa artista ogni qual volta si accosta alle immagini del
mondo. Quella stessa meraviglia trasmessa dagli occhi incantati di un bambino e da quelli di chi si
perde nella contemplazione delle opere di Elisabetta Di Maggio.
Elisabetta Di Maggio (Milano 1964) vive e lavora a Venezia. Da molti anni lavora a una ricerca che
enfatizza due elementi salienti della vita: la rete di comunicazioni necessaria per trasmettere
informazioni e il tempo necessario affinché queste azioni si svolgano. Cerca di mettere in luce le strette
connessioni tra trame, circuiti, griglie, strutture e reti appartenenti a diversi ambienti, che fanno parte
della nostra esistenza e dove trascorriamo il nostro tempo e la nostra vita quotidiana. Il metodo di lavoro
è sempre lo stesso: taglia diversi materiali usando un bisturi chirurgico molto affilato. Lavora con una
varietà di materiali, dai fogli di carta velina alle piccole o grandi foglie vegetali, al sapone, alla porcellana,
e con diverse superfici, comprese le pareti intonacate. In questo modo la sua ricerca diventa una
riflessione metaforica sulla nostra condizione umana. Sito web: https://www.elisabettadimaggio.it/
GAM – GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA - Via Magenta, 31 - 10128 Torino
Orari di apertura: martedì - domenica: 10:00 – 18:00.
Chiuso il lunedì. La biglietteria chiude un’ora prima.
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