Dsèvod, la maschera di Parma

Non esiste un documento storico che certifichi il periodo di nascita della maschera di Parma. Varie sono le teorie sulla sua origine. Chi dice che venga da Malalbergo (Bo) dove c'è una maschera che si chiama così, chi dice che è venuta dalla Francia al seguito di Maria Luigia, chi invece stabilisce che è nata a Parma in vicolo degli Uccellacci... La Famija Pramzana però propende per l'ipotesi avanzata dal poeta Renzo Pezzani, che dalle sue ricerche la fa risalire al 1614/1620, identificata nella figura di un servo, mandato in collegio al seguito del figlio della nobile famiglia dei Pallavicino. In occasione del carnevale del 1616 il fanciullo chiese al proprio servo di partecipare al veglione. Gli fece fare un costume con le seguenti caratteristiche: pantaloni sotto al ginocchio e corpetto a quadrotti a colori bianco e rosso; cappello a tre punte con la piuma come usava in quei tempi e alla cinta uno strofinaccio detto “borass”, a simboleggiare lo status di servo.
A questo punto si doveva dare un nome a questa maschera.
Il servo che, sempre da quel ritiene Renzo Pezzani, veniva da Neviano degli Arduini in provincia di Traversetolo, si chiamava Salati. Era ignorantello per non aver potuto studiare, ma astuto. Amava predersi in giro e diceva che lui essendo Salati era salato e in contrapposizione insipido. Insipido in dialetto parmigiano si dice Dsèvod. Cosi hanno pensato di dare alla maschera questo nome.
Però questa maschera non ha avuto la fortuna delle altre maschere e presto caduta nel dimenticatoio. Appare nell’800 in commedie dialettali come comparsa. In Famija Pramazana esistono documentazioni che lo certificano. L'occasione di rinascita fu nel 1947. Per l’esattezza “Nasùda 'na sìra ad farvär dal '47” ( nata una sera di febbraio del 1947) quando si costituì l'Associazione de “La Famija Pramzana”, con lo scopo di riproporre cultura, origini e dialetto locali in una parola, la “parmigianità”.
Nel 1948, la figura dello Dsèvod, viene riproposta alla cittadinanza, non più come maschera carnevalesca, ma come maschera istituzionale.
Le cambiano il costume. I quadrettoni bianchi e rossi vengono sostituiti dai colori giallo e blu del Comune di Parma; viene sostituito il “borass” con un fazzoletto di seta, il cappello non è più marrone ma è diventato giallo, le punte sono state attorcigliate in modo di farlo assomigliare all'anolino (piatto tipico di Parma). La piuma è rimasta. E' stato abbinato al costume un cestino di violette di Parma, in onore di Maria Luigia. La figura del servo viene mantenuta, ma intesa come servo delle autorità cittadine: Sindaco, Vescovo, Prefetto, ecc.
L'usanza attuale è che lo Dsèvod a inizio anno vada a trovare i propri "padroni", portare loro gli auguri di buon anno e di buon lavoro e “tirare le orecchie” al sindaco per le promesse non mantenute.
Per tradizione chi interpreta il ruolo dello Dsèvod, deve essere un componente della compagnia dialettale della Famija Pramzana.