CINEMA D'AZEGLIO-PARMA: il cinema gentile di Ozu
Parma - Cine D'Azeglio

PER UNA STORIA DEL CINEMA (24° edizione)
Il Cinema Gentile di Ozu
Nove capolavori restaurati di Yasujirō Ozu
(22 agosto-23 settembre 2024)
“Per me Ozu è il regista che ha saputo elevare il cinema, la forma d’arte del
ventesimo secolo, alla sua massima bellezza, una bellezza che non può essere
imitata né riprodotta.”
Wim Wenders
Il lontano Giappone, all’estremo oriente, là dove nasce il sole è un paese come agli antipodi per
secoli chiuso in una civiltà propria e ancestrale. Ma l’Ottocento ne è rimasto ammaliato. Sono
arrivate le famose stampe quelle che piacevano a Van Gogh, a Manet, agli impressionisti e poi ai
Nablis :Parigi fu stregata dalle stampe di Hokusai. E negli anni cinquanta quasi cent’anni dopo al
Festival di Venezia arrivarono i film di Kurosawa e Mizoguchi con le loro storie in costume i
jidaigeki: Rashomon, I racconti della Luna pallida d’agosto…una nuova immersione in quel
mondo misterioso e intrigante. Ciò che attirava era la storia, l’esotismo, il linguaggio, le atmosfere,
i ritmi così diversi dalla produzione occidentale. Nessuno allora pensò di far conoscere quello
che in Giappone era considerato il maestro perché si dubitava che venisse compreso così radicato
com’era nel mondo del suo paese. Ma in questo nuovo secolo,Ozu, di lui appunto stiamo parlando,
è arrivato come in una terza ondata di nuovo e rinnovato interesse verso il cinema giapponese:
Ozu il più bravo, il più classico di quei registi che nessuno però conosceva perché considerato
troppo dentro la civiltà , i problemi, le fila, i sistemi di vita del mondo giapponese… Ozu non è
mai uscito dal Giappone ha sempre raccontato il suo mondo la vita dei bambini, dei grandi, delle
adolescenti, dei vedovi soli, fedele allo shomingeki ( film sulla gente comune). Un narratore della
vita quotidiana…Ozu però non riproduce semplicemente il mondo e qui sta la differenza… che lo
rende un geniale maestro. Questi argomenti (le crisi familiari , la disoccupazione ,
l’urbanizzazione forzata, il paternalismo, i rapporti tra padri e figli) “tendono a spostarsi su un piano
più metafisico, a farsi in qualche modo leggi di natura, come è per l'ineluttabilità del trascorrere del
tempo che tutto rende impermanente ed effimero. Il passaggio che accomuna l'Ozu maturo ad altri
grandi «vecchi» della storia del cinema, pensiamo a Renoir - è in sostanza quello dalla società alla
natura . Che si tratti dell'una o dell'altra ciò che però conta è il modo con cui l'individuo vi si
rapporta, entrandovi o meno in conflitto. Ma se contro la società si può lottare, nei confronti della
natura bisogna imparare ad accettare. E su tutto c’è lo stile, il suo lessico filmico limitato ed
essenziale. Nel ristretto ambito di possibilità che si è dato, tende a sperimentarne ogni minima
variazione e, nel contempo, a ricorrere a scelte stilistiche assai particolari che danno vita a un
inequivocabile marchio: la posizione bassa della macchina da presa, la costante relazione fra la
posizione della cinecamera e quella del soggetto rappresentato, l'uso dei piani di transizione come
prolungamenti temporali ed emozionali, la dialettica di campi vuoti e pieni, il ricorso a uno spazio a
360° con i conseguenti falsi raccordi che esso determina, gli sguardi dei personaggi che parlano
diretti verso la macchina da presa a fare dello spettatore un enunciatario privilegiato, la recitazione
scarnificata che gioca sull'assenza di ogni espressione ed emozione. Emozione che è però l'ultima
cosa a mancare in ognuno dei suoi film.”
E così si scopre che quei problemi, quelle situazioni quotidiani della gente comune giapponese
non differiscono per nulla con i nostri schemi, i nostri pensieri, le nostre difficoltà esistenziali: i
rapporto tra generazioni, la vita sociale che non ti lascia scampo non ti permette di vivere insieme
presi dai propri problemi, i sentimenti primari, l’amore, l’odio, i rapporti tra uguali… e tutto nasce
da un uomo per niente ordinato, anzi spesso in preda all’alcool, con una vita piatta, non si è mai
sposato sempre vicino alla madre, fedele e attaccato sempre alla Shochiku la sua casa
cinematografica. Ozu figura per nulla brillante. i suoi film sono la sua bellezza questo serto
lanciato verso il sole…
GiovanniCossio
ARENA ESTIVA D’AZEGLIO
Giovedì 5 settembre:INIZIO DI PRIMAVERA (Early Spring 1956, 144')
Un film affascinante, pienamente “ozuiano” e tuttavia con un elemento di originalità
nel modo in cui Ozu si avvicina al mondo giovanile dell’epoca e del cinema che ne
tratta.
CINEMA D’AZEGLIO
Giovedì 12 settembre:CREPUSCOLO DI TOKYO (Tokyo Twilight 1957, 141')
Un film che intende descrivere il dramma morale della gioventù giapponese. E’ il più cupo dei film
realizzati da Ozu dopo la guerra.
Lunedì 16 settembre: FIORI D'EQUINOZIO (Equinox Flower 1958, 120')
Un padre severo si oppone al matrimonio della glia che ha scelto il danzato senza consultarlo.
Verrà battuto a più riprese da un’alleanza al femminile, di cui fa parte una moglie solo in apparenza
sottomessa.
Giovedì 19 settembre: TARDO AUTUNNO (Late Autumn 1960, 128')
Questo ironico film mette in scena i maneggi di tre vecchi amici: in gioventù corteggiavano una
bella donna, ora vedova, e adesso vorrebbero aiutarla combinando il matrimonio della figlia di lei.
Giovedì 23 settembre: IL GUSTO DEL SAKÈ (An Autumn Afternoon 1962,
133’)
L’ultimo film di Ozu è un’elegia del tempo che scorre, imperniato ancora sul tema del matrimonio.
Ritroviamo il trio di amici di mezza età che adorano prendersi in giro in divertenti schermaglie.
In Versione originale con sottotitoli in italiano
ORE 21.00
INGRESSO GRATUITO fino ad esaurimento posti
Versioni originali con sottotitoli italiani
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