L' ANOLINO - la storia

L'ANOLINO - la storia
Nasce come raviolo o pasta ripiena nel XII secolo, ce ne fa memoria Salimbene De Adam nella sua “Cronica, fr. salimbene parmensis” del 1284 ma dobbiamo arrivare al 1500 con Bartolomeo Scappi che li ha fatti comparire sulle mense dei re e dei papi.Nel 1536 era al servizio del Cardinale Lorenzo Campeggi e nella sua “Opera” letteraria di cucina compare una prima ricetta degli anolini.A Parma con Carlo Nascia entrato al sevizio (1659) del Duca Ranuccio II Farnese li troviamo come piatto caldo a coprire con Parmigiano la carne di cappone.Fa storia quanto tratto dal diario del principe Cosimo Meli Lupi di Soragna cortigiano alla Corte Ducale parmense nel 1793 riportava che il Duca Don Ferdinando I Borbone amante delle genuine tradizioni per la buona tavola amava “cingersi il grembiule di cuoco” per “... formare i ravioli detti nel dialetto nostro anolini.”Anche alla corte di Maria Luigia Duchessa di Parma e Piacenza (1791-1847) si mangiavano Anolini e si collega ad essa la frase “Solo al re Anolino la Duchessa porge il suo inchino”.È con Pellegrino Artusi (1820-1911) scrittore e cultore di arte culinaria che troviamo la nostra ricetta degli Anolini non più come prerogativa delle classi dominanti dei secoli passatima patrimonio della cucina popolare.I parmigiani sono consapevoli che l’anolino è un piatto tradizionale di grande rilievo gastronomico che spinge lamemoria a ricercare lontani frammenti di vita legati alle generazioni che ci hanno preceduto.E’ un piatto che emerge come variante più gustosa fra tutte le paste ripiene per esaltare le feste, riunire le famiglie, ritrovare gli amici, discutere d’affari.
A secondo della distribuzione geografica e delle tradizioni familiari, in provincia di Parma si mettono a confronto alcune varianti nelle ricette. L’anolino “magro” è tipico della zona sinistra della valle del Taro fino allo Stirone che, dai borghi di Noceto, Fidenza, Salso prosegue verso la "bassa" fino al Po.
Tratto da “Pasto o’vero Banchetto della primavera” manoscritto del 1860 di Carlo Nascia,Biblioteca Palatina di Parma