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La Famiglia dell’infante don Luis di Goya alla Fondazione Magnani Rocca

La Famiglia dell’infante don Luis di Goya alla Fondazione Magnani Rocca

L‘opera è certamente la più importante testimonianza della prima maturità di Goya e segna la sua ammissione nell’alta società spagnola. Il pittore fu introdotto alla corte di don Luis di Borbone dal primo Segretario di Stato, conte di Floridablanca, del quale, nello stesso 1783, aveva eseguito il ritratto; peraltro, questa commissione aveva rappresentato per l’artista la prova generale per l’ammissione a corte.

Nella grande tela di Goya, la famiglia di don Luis è ritratta ferma come su un palcoscenico e i quattordici personaggi, come notato da Riccomini, “sono irrigiditi come sull’ultima battuta, prima che cali il sipario”. Sulla sinistra, oltre al pittore e alle due cameriere, donna Antonia de Vanderbrocht e donna Petronila Valdearenas, vestito di azzurro vediamo don Luis María (1777-1823), futuro cardinale-arcivescovo di Toledo, e la piccola María Teresa (1780-1828), futura moglie di Godoy e contessa di Chinchón; sulla destra, sono stati identificati personaggi noti della corte dell’infante, la bambinaia donna Isidra Fuentes con la piccola María Josefa (1783-1847), che diventerà duchessa di San Fernando. Gli uomini sarebbero stati identificati con don Manuel Moreno, il più corpulento, responsabile della Segreteria dell’infante, don Gregorio Ruiz de Arce, aiutante di Camera, don Alejandro de la Cruz, pittore di Camera di sua Altezza, e, il più giovane che ride, potrebbe essere Francisco del Campo, il segretario particolare di donna María Teresa; l’uomo con la lunga giacca rossa è stato identificato in Luigi Boccherini, allora quarantenne, violoncellista e compositore di Camera di Don Luis, dal 1770 fino alla morte del suo protettore, avvenuta nel 1785. Don Luis è ritratto nel momento del commiato serale, al tavolo da gioco con la giovane moglie dall’espressione ormai seria e disillusa; intorno, Goya mette insieme, senza distinzione di rango, principi e borghesi, balia e cameriere, amministratori e artisti. In questa specie di commedia dell’arte, dove si mescola l’innocenza dei bambini, la delusione, la stanchezza, l’assoggettamento ormai privo di deferenza, l’unica nota di vitalità è quella dell’uomo dalla testa fasciata, personaggio emblematico che fissa lo spettatore come per comunicare la propria visione semplificata e plebea, ma viva, di un mondo che sa di morte. Goya, in un angolo buio, guarda i suoi personaggi; vorremmo dire, “li fotografa”, ma, al tempo stesso, va oltre per raggiungere una verità più intima, la sottile insinuante paura per la fine di tutte le cose. La morte si insinua ovunque; anche se nel volto stanco e inespressivo di don Luis, che morirà dopo poco tempo, diventa premonizione della fine, non manca di segnalarsi anche nelle espressioni più fresche e dolci dei piccoli di casa poiché rendendo così perfettamente l’instabilità di un attimo ben preciso, l’artista ci comunica che immediatamente tutto si evolverà: la candela potrebbe spegnersi, le carte da gioco mostreranno altre figure e significati, la notte scenderà più cupa con tutta la sua solitudine. Il tavolino che, per come è costruito, non potrebbe reggersi, in questo contesto diviene il simbolo di una instabilità, di un inevitabile cambiamento che assurgono a temi dominanti del dipinto. Altro tema dominante è quello dell’incomunicabilità: ogni personaggio sembra vivere in una sorta di isolamento psicologico, e, a suggellare questa sensazione, troviamo il solitario che don Luis sta giocando con le carte, posto quindi, non casualmente, al centro del dipinto, sotto quella fonte di luce radiosa e irreale che è la veste da camera di donna Teresa. 

Victor Chan, negli atti di una conferenza su Goya tenuta a Victoria presso The Universities Art Association of Canada, interpreta tutto il dipinto alla luce del tema dominante di Tempo e Destino; in quest’ottica evidenzia che le carte da gioco usate da don Luis sono dei tarocchi con l’asso di denari al centro, il re di bastoni a sinistra e il due di bastoni a destra: l’infante potrebbe quindi essere intento a leggere il proprio destino con le carte.

Per maggiori informazioni sul dipinto o sulle altre opere della Fondazione Magnani Rocca di Traversetolo clicca qui

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