A Mercanteinfiera la mostra collaterale "Da ogni capo del mondo: racconti, popoli, vicende attraverso il cappello" - Chiusura mostra
Domenica 19 ottobre 2025
Parma

Sciamani, santi, samurai: la geografia dei cappelli a Mercanteinfiera, il mondo sopra la testa
Alla mostra collaterale Da ogni capo del mondo: racconti, popoli, vicende attraverso il cappello (Fiere di Parma, 11–19 ottobre 2025), quaranta copricapi rari e simbolici — dagli sciamani del Tibet ai Kayapó dell’Amazzonia, da Papa Giovanni XXIII ai samurai del Giappone — raccontano secoli di storie, identità e culture.
- Un cappello non è mai solo un accessorio. È un codice culturale, un alfabeto di segni che raccontano l’umano: la berretta cardinalizia appartenuta a Papa Giovanni XXIII; un costume sciamanico nepalese sospeso tra il mondo dei vivi e quello degli antenati; un cappellino Lenci che porta con sé l’origine del Made in Italy. Ogni forma, materiale o tessuto esposto nella mostra “Da ogni capo del mondo: racconti, popoli, vicende attraverso il cappello” a Mercanteinfiera Autunno (Fiere di Parma 11 - 19 ottobre) evoca paesaggi e saperi: l’argento lavorato nei copricapi del popolo cinese Miao, la giubba garibaldina in panno rosso, le zanne di facocero del popolo etiope Mursi. Ogni oggetto delinea una geografia emozionale, trasformandosi in lente d’ingrandimento su civiltà che hanno usato il capo come manifesto di identità.
Tra le sezioni più curiose della mostra (realizzata in collaborazione con Martina Barison), quella dedicata agli sciamani. Cappelli che non proteggono soltanto, ma aprono varchi: portali tra il visibile e l’invisibile, strumenti di trance, guarigione, appartenenza. Come scriveva Mircea Eliade, lo sciamano è colui che “fa da ponte tra il cielo e la terra”. E i suoi copricapi – piume, nappe d’argento, corna, tamburi – sono architetture simboliche capaci di guidare questo passaggio. A Parma, una selezione di rari copricapi provenienti da Mongolia, Tibet, Sud America e Africa restituirà la potenza universale di questo linguaggio millenario.
Il percorso si arricchisce di altri emblemi: l’elmo samurai del periodo Edo, simbolo di un tempo in cui il capo era custode della dignità e del rito; i copricapi dei Kayapó dell’Amazzonia, popolo che parla con i tatuaggi e le piume, trasformando il corpo stesso in linguaggio; o ancora il prototipo ottocentesco destinato a Carlo X, mai entrato in produzione, di altezza monumentale (80 cm) e usato a teatro in Francia. Accanto, pezzi africani di straordinaria forza estetica, talmente potenti da aver ispirato Picasso.
“Abbiamo voluto che ogni cappello raccontasse non solo un tempo o un luogo, ma anche un’emozione, una tensione, un’aspirazione”, spiega la curatrice Martina Barison. Non è folclore esotico: è un museo portatile delle culture, in cui le distanze si accorciano e le differenze si affermano attraverso la potenza visiva di un oggetto.
L’ambizione è guardare oltre l’etnografia, aprendo un orizzonte che abbraccia moda, cinema e design contemporaneo. Cappelli che diventano opere d’arte, capaci di entrare nelle grandi maison e nell’immaginario del nostro tempo.
La mostra è un invito a riscoprire la forza simbolica di un gesto antico: coprirsi il capo. Un gesto che parla senza parole, capace di raccontare chi siamo, da dove veniamo e, talvolta, dove stiamo andando. “Il cappello non passerà mai di moda, non morirà mai. È un testimone silenzioso, un segno di resistenza”, conclude Barison”.
Per info www.mercanteinfiera.com
INFO
Mercanteinfiera Autunno 2025
Quando: 11-19 ottobre 2025
Dove: Viale delle Esposizioni, 393a
Orari per il pubblico: tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:00; domenica 19 ottobre dalle 10:00 alle 17:00 con chiusura biglietteria ore 15:00.
Prezzi al pubblico: Euro 12 (on line); Euro 15 (in cassa); gratuito per disabile e accompagnatore (mostrando in cassa la carta europea della Disabilità)
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