Parma 19 maggio 1612

Il 19 maggio 1612 rimane una data storica per il territorio parmense, e non solo. Quel giorno nella Piazza Grande vennero giustiziati sette feudatari, accusati di aver congiurato contro il duca Ranuccio Farnese. Quattro giorni prima erano stati condannati per lesa maestà alla pena capitale e alla confisca dei beni. Molti degli accusati avevano confessato, sotto tortura fisica e/o psicologica , l’esistenza del complotto.
Fu uno spettacolo macabro preparato con cura: i condannati furono fatti accedere al patibolo dalle finestre del primo piano del Palazzo di Giustizia e decapitati davanti alla folla attonita che era assiepata nella piazza e sui tetti. Tra i giustiziati c’erano Barbara Sanseverino di Colorno e Pio Torelli di Montechiarugolo. Su quello stesso patibolo andarono anche tre servi, cui venne però riservata la forca, considerata meno nobile della scure.
I corpi dileggiati furono portati nella vicina chiesa di San Giovanni Decollato, adibita, come in altre città, alla sepoltura dei condannati a morte.
Ai Farnese quel processo fruttò l’acquisizione dei castelli di Sala, di Felino, di Colorno, di Montechiarugolo e di Fontanellato nonché degli altri beni di proprietà dei giustiziati.
La leggenda vuole che nel castello di Montechiarugolo a mezzanotte di ogni 19 maggio compaia la Fata Bema per ricordate a tutti quel tragico episodio. Un’altra leggenda racconta che nella rocca di Fontanellato si aggiri il fantasma di Barbara Sanseverino con la testa mozzata in mano.
Nella foto ritratto di Barbara Sanseverino nella rocca di Fontanellato
FONTE Paolo Fabbri