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Perché vedere la mostra Alighiero e Boetti a cura si Annalisa Airò

Roma, RM, Italia
Perché vedere la mostra Alighiero e Boetti   a cura si Annalisa Airò

 

E’ stata inaugurata ieri la mostra “Alighiero e Boetti. Raddoppiare dimezzando” presso l’Accademia Nazionale di San Luca a Palazzi Carpegna, realizzata in occasione del trentennale della scomparsa dell’artista (Torino 1940, Roma 1994). 

La mostra è stata presenta dal curatore Marco Tirelli, con il supporto della vedova dell’artista, il quale ha messo in evidenza il progetto di Boetti di “fondare una nuova e inaudita idea del classico, in cui il rigore, la norma, i modelli e le regole fossero sempre instabili, autogeneranti e proliferanti, sia pure nella loro fissità di oggetti immobili” Sottolinea come le sue opere siano proteiformi, si trasformano sotto il nostro sguardo. Inquietano e rassicurano allo stesso tempo. 

Entrando nel meraviglioso Palazzo Carpegna, a due passi da Fontana di Trevi, nel porticato del Borromini si viene accolti da un meraviglioso bronzo intitolato “Autoritratto” che già ci fornisce un’idea del processo di trasmutazione della materia in spirito, pensiero, immaginazione.

Al primo piano oltre al famoso fotomontaggio “Gemelli” e al grande polittico formato da 11 carte quadrettate che ci introduce nel mondo di Boetti, campeggia l’istallazione “Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969” in cui l’artista rappresenta se stesso con una sorta di calco in cemento su cui poggia una farfalla cavolaia colorata a simboleggiare l’Io che supera il limite corporeo.

Il Salone d’Onore è dedicato all’”Opera postale (de bouche à oreille)” composta da 506 buste affrancate e timbrate e 506 disegni a tecnica mista, una sorta di summa dei vari momenti della ricerca compiuta negli anni dall’artista sui fogli, i timbri postali, i disegni tratti dalla Polaroid, segni matematici che esprimono i temi del doppio e della proliferazione dall’uno al molteplice, propri della ricerca dell’artista che rimanda all’idea del viaggio ed al naufragio come progetto. E’ un’opera unica, una sorta di frattale. Si parte dalla sinistra e si entra nella spirale che simboleggia il passaggio su questa terra. Ogni immagine è già la proliferazione che rimanda a quella successiva che rappresenta altri viaggi ed altre proliferazioni in un processo in cui tutto può essere disgregato e rimesso in gioco, un lavoro statico ma sempre in movimento. Tutti i lavori esposti anche quelli che sembrano differenti esprimono, secondo il curatore, la stessa idea: sei uno e anche altro. E’ un lavoro che mette in gioco il nostro modo di stare al mondo. Boetti racconta i questo modo i fantasmi del suo vissuto (che è anche il nostro) imbrigliati sotto forma di piccole immagini trattenute dai vetri di centinaia di cornici e questo insieme grafico sembra chiederci di essere attivato per tornare al mondo da cui proviene attraverso la nostra memoria ed il nostro immaginario. E’ una rappresentazione visuale molto moderna delle inquetudini del nostro secolo che rimanda a suggestioni pirandelliane sull’uno, il doppio, con la prospettiva del viaggio joyciano. Per questo Alighiero Boetti è riconosciuto artista di fama internazionale ed è esposto in tanti musei d’Europa e nel mondo. Questa mostra è un’ottima occasione per avvicinarci alla sua poetica.



 

Roma, RM, Italia
Pubblicato il 04/11/2024